Cina: adottate misure restrittive sul lavoro delle ONG straniere

Congresso Nazionale del Popolo2 maggio 2016. Lo scorso 28 aprile la Cina ha varato una nuova legge destinata a controllare e limitare l’attività delle Organizzazioni Non Governative operanti sul suo territorio. Attualmente sono oltre 7000 le ONG straniere presenti nella Repubblica Popolare.

La legge è stata approvata dal Congresso Nazionale del Popolo (nella foto il giorno dell’apertura) il 28 aprile ed entrerà in vigore il 1° gennaio 2017. Riferisce Human Rights Watch che nonostante qualche modifica di minor momento rispetto alla stesura iniziale, la legge ha mantenuto inalterate le sue direttive fondamentali. Sono stati ampliati i poteri investigativi e di controllo della polizia alla quale è stato affidato il compito di verificare che le attività delle ONG non rappresentino una minaccia alla sicurezza nazionale o siano coinvolte in attività “sovversive” o “separatiste”. La polizia può, tra l’altro, entrare nei locali sede delle organizzazioni e confiscarne i documenti, esaminarne i conti bancari e la provenienza dei fondi, cancellarne le attività e revocarne la registrazione. Se una ONG straniera è ritenuta responsabile di attività separatiste o ritenute potenzialmente lesive dell’unità nazionale, la polizia può comminare detenzioni amministrative. Gli stranieri che infrangeranno la legge non potranno lasciare la Cina.

Secondo Human Right Watch la legge, emanata in un momento di crescente ostilità del governo cinese nei confronti della società civile, viola il diritto alla libertà di associazione, di espressione e di pacifica riunione sancito dalla legge internazionale e dalla stessa costituzione cinese e chiede pertanto alla Cina di emendare la norma o di annullarne i provvedimenti. Amnesty International ha reso noto che la nuova legge “soffocherà ulteriormente la società civile” in quanto le autorità, e particolarmente la polizia, potranno limitare al di fuori di ogni controllo le attività delle ONG e ha a sua volta chiesto alla Cina di abrogarla. Lo stesso movimento cinese Human Rights Defender ha definito “draconiano” l’atto legislativo e ha affermato che avrà un impatto fortemente negativo sulla società civile cinese.

 

Fonte: Human Rights Watch