Il potere giudiziario


LA SUPREMA COMMISSIONE TIBETANA DI GIUSTIZIA

La Suprema Commissione Tibetana di Giustizia è il maggiore organo giudiziario dell’Amministrazione Centrale Tibetana. Secondo quanto stabilito dalla Carta Costituzionale, la Commissione è competente a giudicare in merito a tutte le dispute civili all’interno delle comunità tibetane ad eccezione dei casi in cui un suo intervento sarebbe contrario alle leggi del pese ospitante. Parimenti, la Commissione non si occupa dei casi di criminalità, anch’essi sottoposti al giudizio del paese ospitante.

La Suprema Commissione di Giustizia è presieduta dal Commissario Supremo di Giustizia affiancato da due Commissari a latere. L’intero direttivo è nominato dal Dalai Lama ma necessita dell’approvazione dell’Assemblea che può altresì chiedere che vengano sospesi dal loro incarico prima della scadenza del loro mandato (il compimento del 65° anno di età) nel caso in cui i due terzi dei componenti l’Assemblea ritengano che siano venuti a mancare i necessari requisiti di affidabilità professionale. I tre Commissari hanno uguali poteri e responsabilità: il Commissario Supremo figura come capo della Commissione.

L’amministrazione della giustizia prevede tre ordini di apparati. Al vertice vi è la Suprema Commissione di Giustizia. Seguono, nell’ordine, le Commissioni di Circoscrizione (in numero di cinque, a copertura delle sei diverse zone territoriali in cui le comunità tibetane in esilio sono suddivise) e le Commissioni Locali (sessantadue, distribuite nei più importanti insediamenti tibetani).