PECHINO: NUOVI ATTACCHI AL DALAI LAMA

Pechino, 8 marzo 2011. Nell’approssimarsi del terzo anniversario delle manifestazioni scoppiate a Lhasa nel 2008, il massimo dirigente del Partito comunista in Tibet, il cinese Zhang Qingli, ha rivolto nuovi pesanti attacchi alla figura del Dalai Lama definendolo “un lupo travestito da monaco”, un “opportunista” e un “capo secessionista” che vuole la separazione del paese dalla nazione comunista.

“Ho definito il Dalai Lama in questi termini subito dopo la rivolta di Lhasa del 2008”, ha affermato Zhang, “perché ritengo che, sebbene sia un Buddha vivente, le sue azioni vanno ben oltre il suo status”.

Padma Choling, il governatore del Tibet di nomina cinese, ha a sua volta attaccato il Dalai Lama sul piano religioso affermando che il leader tibetano non ha il diritto di scegliere il suo successore ma deve attenersi alla tradizione storica e religiosa della reincarnazione. Rispondendo alle domande dei giornalisti nel corso dell’annuale sessione del parlamento cinese, Padma Choling ha affermato di non ritenere appropriata la nomina di un successore da parte del Dalai Lama. “Dobbiamo rispettare le istituzioni e i rituali religiosi del Buddhismo tibetano” – ha dichiarato – “nessuno ha il potere di decidere se la pratica del riconoscimento della reincarnazione può essere o non essere abolita”. “Il Buddhismo tibetano ha una storia millenaria” – ha proseguito – “e l’istituzione della reincarnazione del Dalai Lama e del Panchen Lama prosegue ininterrottamente da centinaia d’anni”.

Qiangha Puncog, ora Presidente del Comitato del Congresso del Popolo della Regione Autonoma Tibetana e Presidente del Regione fino al 2010, ha affermato che l’eventuale morte del Dalai Lama sarà di scarso impatto sulla situazione tibetana nel suo complesso. “Naturalmente ci sarà qualche piccola ripercussione a causa di fattori inerenti alla religione ma noi ne terremo conto e saremo in grado di garantire la stabilità del paese” – ha dichiarato. “Con questo, non intendo dire che in Tibet non si verificheranno mai degli incidenti, grandi o piccoli, ma posso affermare con certezza che attualmente la situazione è nel complesso tranquilla e che gli stessi tibetani desiderano stabilità, non turbolenza”.

Fonte: New York Times