RAPPORTO ONU: LA CINA RIVEDA LE POLITICHE AGRICOLE IN TIBET

nuovo_insediamento_nomadiDharamsala, 29 dicembre 2010. Olivier De Schutter, Incaricato Speciale delle Nazioni Unite per il Diritto al Cibo e i programmi alimentari, ha concluso il 23 dicembre la sua prima missione ufficiale in Cina su invito del governo di Pechino. Schutter, che ricopre la carica dal 2008 su designazione del Consiglio ONU per i Diritti Umani, ha redatto al suo rientro un dettagliato rapporto di sei pagine in cui, tra l’altro, invita le autorità cinesi a impegnarsi in approfondite consultazioni con le comunità dedite alla pastorizia per “valutare i risultati delle politiche agricole sia correnti sia passate”.

Il rapporto prende atto dei “significativi progressi” avvenuti in Cina, in campo economico e sociale, atti a garantire alla popolazione l’accesso ai prodotti alimentari. Sottolinea tuttavia la necessità di assicurare tali benefici anche alle popolazioni maggiormente a rischio e di ridurre il divario economico e sociale esistente tra le aree urbane e rurali. Tra le popolazioni a rischio, De Schutter menziona “i pastori nomadi delle Province Occidentali, soprattutto del Tibet, e delle regioni autonome della Mongolia Interna”.

In particolare, l’Incaricato Speciale ONU afferma che i pastori, in seguito alle misure poste in atto a difesa dei pascoli e all’ammodernamento degli allevamenti, non devono essere costretti a vendere il loro bestiame e a essere forzatamente trasferiti (nella foto il nuovo insediamento dei nomadi di Darchen, nella Regione Autonoma Tibetana). Tali misure, che hanno le loro radici nella Grassland Law del 1985, sono state recentemente ampliate e integrate con una serie di programmi e direttive politiche (incluse nella Western Development Strategy, del 1999) che prevedono l’allontanamento degli animali dai pascoli per facilitare la ricrescita dell’erba e la riconversione dei pascoli a terreni boschivi.

Pur riconoscendo l’esistenza e gravità del deterioramento del terreno, De Schutter ricorda che il Trattato Internazionale sui Diritti Economici, Sociali e Culturali proibisce che qualsiasi persona venga privata dei mezzi di sussistenza. Inoltre, la Convenzione sulla Biodiversità, del 1992, riconosce il diritto delle singole comunità indigene di farsi garanti e a proteggere la biodiversità dei loro territori. Entrambi i documenti sono stati sottoscritti dalla Cina.

L’alto funzionario ONU esprime quindi l’auspicio che le autorità cinesi aprano un serio dialogo con le comunità dedite alla pastorizia e prendano in esame tutte le possibili opzioni per risolvere il problema coniugando l’esperienza diretta dei nomadi e la conoscenza del loro territorio con i ritrovati della scienza moderna. “Incoraggia” inoltre le autorità cinesi a stanziare dei fondi per aiutare la pastorizia e a sostenere le popolazioni nomadi attraverso la concessione di appezzamenti di terreno.

Fonti: Phayul – Documento ONU