L’EUROPA CHIEDE ALLA CINA LA TUTELA DEL BILINGUISMO IN TIBET. DUE NUOVI ARRESTI NEL TIBET ORIENTALE

Strasburgo, 26 novembre 2010. Il Parlamento Europeo ha approvato una risoluzione con la quale chiede alle autorità cinesi di tutelare la lingua del popolo tibetano attenendosi a una politica di autentico rispetto del bilinguismo nell’educazione scolastica. Con questa risoluzione, i parlamentari europei hanno condannato le recenti disposizioni di Pechino miranti all’esclusivo uso della lingua mandarina nell’insegnamento scolastico.

Il documento condanna inoltre “le crescenti violazioni del diritto all’esercizio delle fondamentali libertà culturali, linguistiche e religiose” operate dalla Cina nei confronti di sei milioni di tibetani. Il Parlamento Europeo deplora il trattamento “spesso discriminatorio” riservato alle minoranze etniche.

Il 25 novembre, il Centro Tibetano per i Diritti Umani e la Democrazia ha diffuso la notizia della liberazione “per gravi motivi di salute” di una monaca tibetana arrestata dalle autorità cinesi durante le proteste del 2008. Pema Tsewang – questo il suo nome – era stata arrestata il 20 maggio 2008 assieme ad altre due monache per aver manifestato contro il governo cinese nelle vicinanze del monastero di Kham Dhargay, nella Contea di Kardze. In carcere Pema ha subito feroci torture a causa delle quali presenta ora due fratture e problemi di udito oltre a serie difficoltà respiratorie. È attualmente ricoverata in un ospedale di Chengdu.

Il 23 novembre, da Dharamsala, si è appreso che due monaci tibetani della Contea di Jomda, Karma Palsang e Mipham Gelek, rispettivamente di 26 e 22 anni, sono stati condannati lo scorso 25 ottobre a nove anni e mezzo di carcere perché accusati di aver dato alle fiamme, la notte del 10 marzo di quest’anno, due trattori agricoli. Nel corso del 2009, in segno di protesta contro le politiche repressive del governo, in molte zone del Tibet gli agricoltori incrociarono le braccia rifiutandosi di lavorare la terra. Per invogliarli a riprendere la loro attività, il governo cinese fornì loro trattori agricoli e altri utensili, ma i contadini rifiutarono di accettarli. Nell’estate del 2009, questo movimento di disobbedienza civile si estese in varie aree del Tibet.