IN CALO IL NUMERO DEI PROFUGHI DAL TIBET A CAUSA DEL MAGGIORE CONTROLLO ALLE FRONTIERE

Tempa_Tsering

Tokyo, 3 aprile 2010. Tempa Tsering, ex Ministro degli Esteri del governo tibetano in esilio e rappresentante del Dalai Lama a Nuova Delhi, ha reso noto nel corso di una conferenza stampa che il numero dei profughi in fuga dal Tibet è sensibilmente diminuito a causa dell’incremento dei controlli di frontiera posti in atto dalle autorità cinesi. “Fino al 2008 ogni anno lasciavano il Tibet circa 2500 – 3000 profughi” – ha detto Tempa Tsering ai giornalisti. “Dalle dimostrazioni del marzo 2008 il loro numero è calato, tanto che lo scorso anno solo 600 tibetani hanno lasciato il paese”.

Secondo l’ex ministro tibetano, le ragioni della diminuzione del numero dei profughi è imputabile non solo alle restrizioni in atto all’interno del Tibet ma anche ai maggiori controlli esercitati sui passi di montagna e alla stretta collaborazione tra Nepal e Cina in materia di controllo delle frontiere. Da parte cinese, è infatti in corso una vera e propria campagna di addestramento della polizia di confine nepalese che riceve dal governo di Pechino anche gli equipaggiamenti e le dotazioni militari necessarie.

Interrogato circa il futuro della lotta tibetana dopo la morte del Dalai Lama, Tempa Tsering ha dichiarato che i tibetani non cesseranno mai di battersi per il loro paese e per un “Grande Tibet”. “Anche dopo la morte di Sua Santità, quando la sua anima fluttuerà nell’aria, i tibetani continueranno a seguire le sue direttive”.

Rintuzzando le recenti dichiarazioni di Qiangba Puncog, ex governatore del Tibet, che aveva recentemente dichiarato che la decisione finale sulla scelta della reincarnazione dei massimi vertici del buddismo tibetano spetta a Pechino, Tempa ha ricordato che il Dalai Lama ha più volte affermato che la sua reincarnazione “vedrà la luce in una società libera”.

Il rappresentante del Dalai Lama ha inoltre affermato che le nuove generazioni di tibetani, sia in esilio sia all’interno della Cina, continueranno a battersi a difesa della propria identità culturale e per ottenere una maggiore autonomia. “Nel 2008, all’interno del Tibet, sono stati i giovani a insorgere e anche in esilio stanno crescendo e avanzando le nuove generazioni, più impegnate e preparate”.

Fonte: Phayul