PECHINO: SI FESTEGGERÀ IL “GIORNO DELLA LIBERAZIONE DEI SERVI”.

Pechino, 20 gennaio 2009. I 382 membri del Congresso del Popolo della Regione Autonoma Tibetana hanno deciso all’unanimità l’introduzione di una nuova festività, il “Giorno della Liberazione dei Servi”, che ricorrerà il 28 marzo di ogni anno a ricordo del 28 marzo 1959, giorno in cui il Partito Comunista Cinese annunciò la creazione della Regione Autonoma e la dissoluzione del governo tibetano. Un articolo pubblicato dall’agenzia Xinhua afferma che la ricorrenza celebrerà “l’emancipazione di milioni di servi e di schiavi” avvenuta in Tibet cinquant’anni fa, dopo che “il governo centrale sedò una ribellione armata orchestrata dal Dalai Lama e dai suoi sostenitori, la maggior parte dei quali era costituita da proprietari di schiavi che tentavano di conservare il loro potere”. “Quella data” – prosegue Xinhua – “segnò la fine della servitù e del sistema gerarchico sociale fondato sulla teocrazia e capeggiato dal Dalai Lama”.
L’introduzione della festività è stata decisa a due mesi dal 50° anniversario della fuga in esilio del Dalai Lama che lasciò il Tibet il 17 marzo 1959.Mary Beth Markey, vice presidente di International Campaign for Tibet, ha così dichiarato: “Alla luce della tensione esistente tra tibetani e cinesi, questo tentativo di riscrivere la storia è provocatorio e irresponsabile e, purtroppo, riflette l’atteggiamento che negli ultimi cinquant’anni il governo di Pechino ha mantenuto nei confronti del Tibet, un atteggiamento che ignora la storia, l’identità e i reali problemi che i tibetani si trovano a dover affrontare sotto il dominio cinese”. “È una presa in giro della storia” – ha proseguito – “e non sarà tenuta in seria considerazione dalla comunità internazionale”.

Il governo tibetano in esilio ha fatto sapere che il pretesto di usare il “giorno di liberazione dei servi” come strumento di propaganda contro il Dalai Lama è del tutto inutile. “A dispetto di ogni tentativo, i tibetani rimarranno tibetani e nulla potrà cambiare questa realtà”, ha commentato il Ministro per gli Affari Religiosi, Tsering Phuntsok. “Sappiamo tutti che la Cina ha invaso il nostro paese con la forza militare in nome della liberazione”- ha aggiunto. “I tibetani non possono esprimere liberamente il loro pensiero ma le loro azioni dicono chiaramente cosa pensano dell’oppressione del governo cinese”.