25 aprile 2010: il Panchen Lama compie 21 anni. Appello per la sua liberazione.

Il 25 maggio 2010 il Panchen Lama compirà 21 anni. Attiviamoci con rinnovato impegno chiedendo sue notizie e la sua liberazione.

 

Gedhun Choekyi Nyima, 11° Panchen Lama del Tibet, fu rapito dalle autorità cinesi, assieme ai suoi genitori, il 14 maggio 1995, all’età di appena sei anni. Nel 1996 il governo cinese ha ammesso di detenerlo in “custodia preventiva” e a nulla sono valse le innumerevoli richieste di notizie sulle sue condizioni di salute e sul luogo della sua detenzione avanzate, nel corso degli anni, da numerosi governi, organizzazioni a salvaguardia dei diritti umani e dalle Nazioni Unite.

Il Panchen Lama, è uno dei più importanti leader religiosi tibetani. Al suo posto, le autorità della Repubblica Popolare Cinese hanno designato un altro ragazzo, Gyaltsen Norbu, che cresce e studia a Pechino sotto lo sguardo vigile degli organi del Partito. Spesso appare in manifestazioni pubbliche a fianco dei leader cinesi.

Mobilitatevi per la sua liberazione inviando il vostro messaggio a Du Qinglin, Ministro del Fronte Unito per il Lavoro.

 

Altre azioni:

1) Scrivete una lettera al Presidente del Consiglio dei Ministri
Cliccate qui per scaricare la lettera campione e l’indirizzo

2) Scrivete una lettera al Segretario Generale delle Nazioni Unite
Cliccate qui per scaricare la lettera campione e l’indirizzo

Gli eventi

Il 14 maggio 1995 il Dalai Lama, massima autorità spirituale del Tibet e capo del governo tibetano in esilio, riconosceva in Choekyi Nyima, un bambino nato a Lhari, nel Tibet centrale, il 25 aprile 1989, l’undicesima reincarnazione di una delle più alte personalità religiose tibetane: il Panchen Lama.

Malgrado l’assoluta legittimità della scelta del Dalai Lama che, in accordo con una tradizione antichissima, ha agito in modo conforme al suo ruolo, le autorità della Repubblica Popolare Cinese hanno accusato il Dalai Lama di voler creare, con il riconoscimento del piccolo Panchen Lama, tensioni e conflitti in Tibet. Non appena il Dalai Lama ha annunciato l’avvenuto riconoscimento, Choekyi Nyima e i suoi genitori sono stati prelevati dal loro villaggio e, da allora, se ne sono letteralmente perdute le tracce. E’ inoltre iniziata, in Tibet, una durissima campagna di denuncia del Dalai Lama e di tutti quei tibetani, religiosi e laici, che si dichiarano favorevoli alla sua scelta. Il monastero di Tashilunpo, tradizionale sede dei Panchen Lama, è stato sottoposto ad un regime di rigido controllo di polizia e diverse decine dei suoi monaci sono stati arrestati o espulsi per avere pubblicamente espresso la loro solidarietà al Dalai Lama.
Come è facile immaginare, il comportamento delle autorità cinesi, in questa situazione, non solo ha urtato profondamente i sentimenti spirituali del popolo tibetano ma ha evidenziato cosa le autorità della Repubblica Popolare veramente intendano quando affermano che in Tibet esiste la più completa libertà religiosa.
Al di là di ogni altra considerazione, resta comunque il fatto, gravissimo, che, dal maggio 1995, Choekyi Nyima e la sua famiglia sono scomparsi e il governo cinese non ha mai voluto dire con precisione dove e come stiano. Di fronte alle richieste di chiarimenti inoltrate da organizzazioni umanitarie, gruppi di sostegno alla causa tibetana, movimenti sindacali, partiti politici e parlamentari di numerose nazioni, le autorità della Repubblica Popolare Cinese hanno solo ammesso che il bambino e i suoi genitori “sono stati affidati al Partito Comunista per essere protetti dai tentativi di rapimento messi in atto dai seguaci del Dalai Lama e della sua cricca”.
Perché il Governo cinese ha sequestrato il Panchen Lama e i suoi genitori?
Il motivo è essenzialmente di natura politica. Per tradizione, dopo la morte del Panchen Lama, il Dalai Lama ne riconosce la reincarnazione e, viceversa, il Panchen Lama riconosce la reincarnazione del Dalai Lama. Crescendo un Panchen Lama “di regime”, le autorità cinesi ritengono che, alla morte dell’attuale Dalai Lama, il falso Panchen Lama riconosciuto da Pechino sceglierà, come massima autorità del Tibet, una figura “fantoccio”, gradita al Partito.