Inaugurato il 21 giugno a Pennabilli il museo Orazio della Penna

25 giugno 2025.

È stato ufficialmente inaugurato nei giorni scorsi a Pennabilli il percorso museale “Orazio in Tibet”

 

Si tratta di uno spazio espositivo e culturale nato per raccontare la straordinaria vita e missione di Fra’ Orazio della Penna, frate cappuccino marchigiano che nel Settecento visse oltre 33 anni in Tibet, fondando a Lhasa una chiesa e un convento, dialogando con le autorità religiose locali e componendo il primo dizionario tibetano-italiano.

Il progetto è stato realizzato con il sostegno dell’Unione Buddhista Italiana, in collaborazione con l’Associazione Italia-Tibet e grazie all’impegno di numerosi volontari e appassionati, guidati dall’Associazione “Orazio della Penna APS”, presieduta da Elio Marini. I locali concessi dalla Diocesi di San Marino-Montefeltro sulle antiche mura del borgo sono stati trasformati in un centro culturale accessibile e suggestivo, che unisce arte sacra, storia, spiritualità e relazioni interculturali.

Un viaggio ai confini del mondo

Il percorso si sviluppa su più livelli narrativi e storici. Dal Settecento al Tibet himalayano, la mostra illustra il contesto culturale e religioso in cui fra’ Orazio operò: un’epoca di missioni lontane, affidate ai frati marchigiani, attraverso viaggi avventurosi che affrontavano inizialmente lunghi viaggi toccando Livorno, Cipro, l’India, il Nepal e infine Lhasa e che duravano anche 36 mesi. La missione cristiana in Tibet, aperta nel 1704, fu affidata interamente ai cappuccini, e Orazio fu una figura chiave, per conoscenza linguistica e capacità di relazione. In un secondo momento, si riuscì a ridurre la durata del viaggio, che comunque arrivava a 18 mesi almeno.

Le sale dell’ex officina di un fabbro messe a disposizione per il museo raccontano l’apprendistato culturale e linguistico di Orazio in un grande monastero tibetano, dove fu ospite per nove mesi. Oggetti liturgici, mobili, strumenti e utensili tradizionali permettono di immergersi nella quotidianità dell’epoca, arricchita da una collezione donata da Vania Manfredini, moglie del compianto Massimo Andreuzza, già presidente dell’Istituto Lama Tzong Khapa di Pomaia.

Dal dizionario alla campana: testimonianze uniche

Una sezione centrale del museo è dedicata all’opera linguistica di fra’ Orazio, che compose il primo vocabolario tibetano in una lingua occidentale, base di una successiva pubblicazione inglese. Il manoscritto originale, ritrovato all’inizio degli anni 2000 da Elio Marini, attende ora un restauro filologico. Accanto a questo tesoro filologico, una delle reliquie più suggestive è la replica della campana del convento di Lhasa, ritrovata in un deposito del grande convento tibetano di Jokhag da Elio Marini, autentico motore organizzativo del percorso museale e non solo, realizzata poi proprio a Pennabilli grazie a un calco realizzato direttamente in Tibet e inaugurata nel 2005 dal Dalai Lama in persona. Oggi è posizionata nel punto più alto del paese, attorniata da tre mulini di preghiere. I turisti o i residenti possono attivare la campana, facendo sì che i cilindri con le preghiere girino (usanza tibetana).

Il museo ospita anche una rara effigie del 1738 di fra’ Orazio, rinvenuta di recente presso il monastero delle suore agostiniane. Una stanza è dedicata all’accostamento iconografico tra l’“albero serafico” francescano e il lignaggio dei Dalai Lama, sottolineando l’influenza simbolica che i cappuccini potrebbero aver avuto sull’arte tibetana.

Cultura, spiritualità e memoria

“Orazio in Tibet” è più di un museo: è luogo di studio, dialogo e memoria condivisa. Il percorso è aperto anche a workshop, attività educative e ricerche, grazie a un ricco fondo librario in lingua tibetana (oltre 40 volumi, alcuni ancora da censire) e al coinvolgimento della comunità locale. Le installazioni, molte delle quali ricavate in spazi storici un tempo in rovina, sono frutto del lavoro di artigiani e volontari del territorio, il cui contributo è stato ampiamente riconosciuto e ringraziato.

Un legame vivo tra Pennabilli e il Tibet

L’associazione ha ricordato figure fondamentali come Tonino Guerra, Gianni Giannini e Fosco Maraini, che hanno contribuito a rafforzare il legame spirituale e culturale tra Pennabilli e l’Oriente. Il Dalai Lama, che ha visitato il borgo due volte, ha espresso grande apprezzamento per il valore simbolico del progetto, oggi punto di riferimento per le autorità tibetane in esilio.

In un contesto in cui la lingua e la cultura tibetana sono sotto pressione a causa dell’occupazione cinese, il museo rappresenta un atto di resistenza culturale e un segno tangibile di solidarietà internazionale. La speranza dell’associazione è che questo spazio diventi un punto di riferimento permanente per la memoria e il dialogo tra civiltà.

Di Alessandro Pignatelli

Corrieredelleconomiait 

25.06.2025