LE RISPOSTE DEI TIBETANI ALL’ARTICOLO DI J.NORBU

20 settembre 2010. La prima reazione del mondo tibetano all’articolo dello scrittore e attivista tibetano Jamyang Norbu (vedi news del 15 settembre 2010) che denunciava alcune sconcertanti dichiarazioni del Primo Ministro, prof. Samdhong Rinpoche, è apparsa il 18 settembre sul sito Phayul.com che ha pubblicato uno scritto di Norbu Samphell (Phayul, scusandosi con i lettori per l’errore, ha precisato non trattarsi del giornalista Norbu Samphel, collaboratore di Voice of America, ma di un omonimo).

Nell’articolo “Non perdete la fiducia nel Dalai Lama”, Samphell afferma che Rinpoche intendeva soltanto esprimere il proprio timore per l’evidente tendenza della gioventù tibetana ad esprimere una minore fiducia e devozione in Sua Santità il Dalai Lama, tendenza più pericolosa dei praticanti del culto di Shugden o dello stesso regime comunista cinese. “Non avere fiducia nella propria leadership” – afferma Samphell – “è politicamente pericoloso”.

Fatta questa precisazione, Samphell lancia un duro attacco a quanti sembrano mettere in discussione la leadership e la politica del Dalai Lama e, in particolare, al movimento Tibetan Youth Congress. Dopo aver affermato che la democrazia tibetana non può ispirarsi ad altri modelli (con riferimento ai modelli occidentali o indiani) ma deve essere una “peculiare democrazia tibetana”, con uno speciale status e una particolare considerazione nei confronti del Dalai Lama, l’autore dichiara che, nel nome della democrazia, i militanti del Tibetan Youth Congress sembrano trarre motivo di orgoglio nel prendere le distanze da Sua Santità anziché nell’adoperarsi perché la dirigenza cinese accetti la politica della Via di Mezzo. “Il Tibetan Youth Congress” – dice Samphell – anziché fare quello che vogliono i cinesi, cioè screditare la politica della Via di Mezzo, dovrebbe lanciare programmi e attività atte a promuovere il Middle Way Approach del Dalai Lama”.

A questa posizione assolutamente acritica nei confronti della politica della leadership tibetana, ha immediatamente risposto Tenzin Nyinjey con l’articolo “Una democrazia con caratteristiche tibetane”. Dopo aver definito un “terribile passo falso” e “il classico, pericoloso caso dell’individuazione del nemico” le parole di Samdhong Rinpoche, Tenzin Nyinjev afferma che il Tibetan Youth Congress non ha mai cambiato il proprio modo di operare e che, come ha sempre fatto, continua a battersi per l’indipendenza del Tibet con metodi assolutamente non violenti. “Il TYC non condivide la scelta di una genuina autonomia per il Tibet formulata nella politica della Via di Mezzo del Dalai Lama, ma questo non significa che ogni giovane tibetano che crede nell’indipendenza non consideri più il Dalai Lama come il proprio leader”.

Fonte: Phayul