SHINGZA RINPOCHE OSPITE DELL’ASSEMBLEA DEI SOCI DELL’ASSOCIAZIONE ITALIA-TIBET

DSC_0027_copiaRimini, 20 – 21 febbraio 2010. Il venerabile Shingza Rinpoche è stato ospite d’onore dell’Associazione Italia-Tibet all’assemblea annuale dei soci svoltasi a Rimini i giorni 20 e 21 febbraio del corrente mese.

Sabato 20 febbraio, Shingza Rinpoche si è rivolto ai soci raccontando i momenti più salienti della sua giovane vita, dall’infanzia alla prima giovinezza vissute nel Tibet occupato dai cinesi, senza alcuna consapevolezza della travagliata storia del suo paese, fino alla fuga in India e alla decisione di battersi in prima persona per la libertà della sua patria.

Fermamente deciso a sacrificare anche la propria vita, ove occorresse, per aiutare i suoi connazionali a riconquistare la libertà perduta, Shingza non ha fatto mistero della propria delusione e amarezza per la mancanza di qualsiasi risultato derivato dal tentativo di dialogo con Pechino ormai da anni portato avanti da Dharamsala e si è dichiarato pronto a tornare in Tibet per aiutare la sua gente a liberarsi dal giogo cinese.

“Sono certo che il Tibet un giorno riavrà la sua indipendenza” – ha detto, tra l’altro, Singza Rinpoche – ma forse quando questo avverrà sarà troppo tardi. Gli Stati Uniti e le nazioni del centro e sud America sono indipendenti, ma che ne è delle popolazioni autoctone e della loro cultura”?

DSC_0068_copiaL’Associazione Italia-Tibet ringrazia Rinpoche per la sua presenza e testimonianza. Un ringraziamento anche a Karma Chukey che ha accompagnato il lama e tradotto le sue parole.

Chi è Shingza Rinpoche

Lobsang Tenzin Choekyi Gyaltsen (“Shingza Rinpoche”) è nato a Tsonyon, nell’Amdo, nel 1980. All’età di tredici anni, l’abate del monastero di Raga lo riconobbe come reincarnazione. Il governo cinese gli chiese di fare parte del ristretto gruppo di lama, provenienti da diverse parti del Tibet, che avrebbe dovuto riconoscere il Panchen Lama scelto da Pechino, ma Shingza rifiutò. Convinto che il governo cinese lo avrebbe costretto a compiere altre azioni contro la sua volontà, nel 1997, all’età di diciassette anni preferì fuggire in India.

Su suggerimento del Dalai Lama, che lo riconobbe come reincarnazione della madre di Tsong Khapa, proseguì i suoi studi presso il monastero di Sera, nell’India del Sud, dove collaborò alla redazione di diverse pubblicazioni sulla cultura tibetana curate dal monastero.

La sua attività politica inizia nella primavera del 2008, alla notizia della sollevazione del popolo tibetano. Dopo aver partecipato a uno sciopero della fame organizzato da alcuni Rinpoche residenti in Sud India, il 18 aprile 2008 si unì alla Marcia verso il Tibet che prese l’avvio da New Delhi . “La Marcia verso il Tibet proseguirà”, disse in quei giorni Shingza Rinpoche. “Ma abbiamo bisogno dell’aiuto e del sostegno di tutti i tibetani fuori dal Tibet affinché il mondo conosca cosa sta succedendo all’interno del paese e la nostra determinazione a proseguire la Marcia”. “In questo difficile momento, è necessaria la massima unità e coordinazione tra i tibetani in Tibet e quelli in esilio”.

Istituzionale
(foto di Fausto Sparacino)