PARLAMENTARI DI 16 PAESI CHIEDONO UN IMPEGNO GLOBALE CONTRO IL MUTAMENTO CLIMATICO IN TIBET

Tibetan_plateauDharamsala, 15 dicembre 2009. Trentacinque parlamentari appartenenti a sedici differenti paesi hanno sottoscritto e inviato al presidente della Conferenza ONU sui mutamenti climatici, in corso a Copenhagen, una lettera aperta in cui si chiede ai paesi di tutto il mondo di tenere nella giusta considerazione le implicazioni del cambiamento climatico in atto in Tibet.

L’azione congiunta è parte della Dichiarazione di Roma sul Tibet, adottata al termine della 5° Conferenza Interparlamentare Mondiale svoltasi nella capitale italiana i giorni 18 – 19 novembre 2009. In quell’occasione, gli oltre cento parlamentari convenuti in rappresentanza di trenta diversi paesi stesero la bozza di un documento di denuncia della difficile situazione ambientale tibetana.

Nella lettera aperta si chiede ai governanti di valutare le iniziative internazionali più appropriate per ridurre e contrastare le conseguenze del cambiamento del clima in atto in Tibet, senza escludere gli stessi tibetani dalla possibilità di partecipare alla discussione.

“Chiediamo alla Conferenza di Copenhagen” – si legge nella lettera – “di prestare la massima attenzione al ‘Terzo Polo’, il nome con cui gli scienziati chiamano il Tibet perché figura al terzo posto, dopo l’Artico e l’Antartico, tra le maggiori riserve d’acqua glaciali al mondo”. “I ghiacciai si stanno sciogliendo facendo comparire alla vista le rocce e il terreno che assorbono maggiormente le radiazioni solari” – prosegue il documento – . “Di conseguenza, a causa delle variazioni nel ciclo dei monsoni, molte aree dell’altopiano tibetano si vanno prosciugando e desertificando”.

La lettera denuncia inoltre la politica di uso e sfruttamento del territorio attuata dal governo cinese. “Le scelte politiche di Pechino riguardanti il territorio tibetano comprendono la costruzione di infrastrutture, l’urbanizzazione di una popolazione prevalentemente rurale e il forzato trasferimento dei nomadi in villaggi prefabbricati. Queste direttive, non solo minacciano uno degli ultimi esempi di pastorizia sostenibile della terra ma impediscono altresì ai tibetani di gestire e amministrare il proprio territorio in un momento di crisi ambientale”.

A Copenhagen il team di Tibet Third Pole ha proseguito, dall’apertura dei lavori, la sua opera di sensibilizzazione e informazione sulla questione tibetana parlando al pubblico e ai media dell’importanza del Tibet, dei suoi ghiacciai e della situazione dei nomadi. Tutte le informazioni e gli aggiornamenti al sito:

Fonte: Phayul /ITSN