IL PARLAMENTO TIBETANO DISCUTE IL DOCUMENTO SUL PASSAGGIO DEI POTERI DEL DALAI LAMA

Dharamsala, 24 marzo 2011. I tre membri dello speciale Comitato istituito dal Parlamento Tibetano allo scopo di studiare gli emendamenti da introdurre nella Costituzione tibetana per consentire il passaggio dei poteri politici del Dalai Lama a un rappresentante democraticamente eletto, hanno redatto un documento in discussione dal 23 marzo nell’aula parlamentare.

I TIBETANI AL VOTO PER ELEGGERE I NUOVI LEADER

Elezioni_tibetaneDharamsala, 20 marzo 2011. In India e in tutto il mondo i tibetani si sono recati oggi alle urne per eleggere il nuovo Primo Ministro e i nuovi membri del loro Parlamento in esilio. A Dharamsala e nei suoi dintorni, migliaia di tibetani, inclusi monaci e monache, hanno fatto la coda davanti ai dieci seggi elettorali (nella foto) per esprimere il proprio voto. Queste elezioni sono ritenute di grande significato sia politico sia emotivo in quanto cadono proprio all’indomani della rinuncia del Dalai Lama alla guida politica del popolo tibetano, ritenuto leader indiscusso dalla stragrande maggioranza dei tibetani.

IL DALAI LAMA FERMO NELLA SUA DECISIONE NONOSTANTE LA RISOLUZIONE CONTRARIA DEL PARLAMENTO

Dalai_Lama_marzo_2011Dharamsala, 20 marzo 2011. Il Dalai Lama ha confermato la sua decisione di voler rinunciare al suo ruolo politico nonostante la risoluzione adottata venerdì 18 marzo dal Parlamento tibetano nella quale si chiede al leader tibetano di riconsiderare quanto annunciato nel discorso pronunciato il 10 marzo e reiterato nel messaggio inviato ai parlamentari il giorno 14 marzo.

IL PARLAMENTO TIBETANO INDECISO SULLA RICHIESTA DEL DALAI LAMA

Parlamento_tibetanoDharamsala, 16 marzo 2011. Il Parlamento tibetano in Esilio è incerto se accettare la rinuncia del Dalai Lama al ruolo di capo politico dei tibetani, annunciata il 10 marzo e formalizzata il 14 marzo con un messaggio all’assemblea riunita in sessione (nella foto). Ieri, a Dharamsala, undici dei quattordici parlamentari intervenuti a parlare (su un totale di 43 membri) si sono detti contrari all’emendamento costituzionale necessario per rendere effettiva la rinuncia.