Prima vittima del Coronavirus a McLeod Ganj

McLeod Ganj24 marzo 2020. Di ritorno dagli Stati Uniti, è deceduto a McLeod Ganj il primo tibetano vittima del Coronavirus.

Tenzin Choephel, un tibetano di 69 anni proprietario dell’Hotel Himalaya in Bagsu road, a McLeod Ganj, un sobborgo di Dharamsala, nel distretto di Kangra, è deceduto il 23 marzo in seguito a contagio da Coronavirus. Era tornato con la moglie dagli Stati Uniti il 15 marzo. Dopo una breve sosta a Delhi per un controllo medico, il 21 marzo aveva raggiunto in taxi McLeod e qui, la mattina del 23, aveva accusato i primi problemi respiratori. Ricoverato in un ospedale privato di Kangra e successivamente all’ospedale governativo di Tanda, è risultato positivo al test del Coronavirus ed è spirato lo stesso giorno.

La polizia del distretto di Kangra ha completamente isolato McLeod Ganj. I residenti non possono lasciare le loro abitazione né tantomeno entrare o uscire dal comprensorio. L’Amministrazione Centrale Tibetana ha reso noto di aver adottato tutte le misure necessarie ad evitare la diffusione del virus. Il Presidente Lobsang Sangay ha annunciato di aver ridotto del 50% il personale degli uffici amministrativi incentivando il lavoro da casa. E’ già stata preannunciata la chiusura dei monasteri tibetani, delle scuole e delle residenze per anziani.

Poche le informazioni pervenute sulla situazione in Tibet. All’inizio del mese in corso il presidente Lobsang Sangay aveva dichiarato di ritenere che in Tibet i casi di infezione da Coronavirus fossero almeno un centinaio.

Radio Free Asia riporta la notizia che le autorità cinesi della Prefettura Autonoma di Kardze, nel Sichuan, stanno riaprendo al pubblico le località turistiche. Per esempio, dallo scorso venerdì è possibile visitare il monastero Chaksam Kha, anche se è consentito l’ingresso ad un massimo di 4000 visitatori al giorno. Malgrado le rassicurazioni offerte dal governo i tibetani temono un’ondata di ritorno del Coronavirus. “Siamo ancora spaventati, ci siamo posti in auto-quarantena e se usciamo di casa prendiamo ogni precauzione”, ha dichiarato un tibetano residente a Dartsedo. “Ma adesso le autorità hanno deciso la riapertura dei siti turistici e ogni giorno assistiamo all’arrivo di centinaia di cinesi”. “Sappiamo che il contagio è iniziato a Wuhan, come possiamo essere sicuri che l’infezione non si presenti nuovamente”? – ha detto a Radio Free Asia un altro tibetano. Un terzo ha infine dichiarato che non appena le autorità cinesi hanno reso noto che, nella regione, il Coronavirus era stato debellato, gli operatori turistici, incuranti di ogni misura di sicurezza, hanno riaperto le agenzie solo per la fretta di fare affari e assicurarsi nuovi guadagni.

Fonti: Tibet Sun – Radio Free Asia