USA: la Camera approva una proposta di legge contro la repressione degli Uiguri dello Xinjiang

detenuti uiguri6 dicembre 2019. In data 2 dicembre la Camera dei Rappresentanti USA ha approvato a grande maggioranza una proposta di legge contro la repressione degli Uiguri dello Xinjiang.

La risoluzione, denominata “Uighur Act 2019”, ha ottenuto l’approvazione di 407 membri con un solo voto contrario. Nel testo si chiede al presidente Trump di condannare gli abusi perpetrati dalla Cina nei confronti della minoranza musulmana degli Uiguri e la chiusura dei tristemente famosi campi di detenzione di massa di cui Pechino ha sempre negato l’esistenza definendoli “scuole di formazione”. La proposta di legge chiede inoltre l’incriminazione di Chen Quanguo, nominato nel 2016 capo della regione dello Xinjiang. Chen, che prima aveva governato il Tibet, è famoso per suo duro approccio all’ordine pubblico: con lui i campi di concentrazione e indottrinamento si sono espansi.

L’iniziativa dei parlamentari statunitensi, che ora dovrà essere votata al Senato, fa seguito alla pubblicazione, il 16 novembre, sul New York Times dei cosiddetti Xinjiang Papers, un corposo fascicolo di 403 pagine contenente documenti ottenuti da “un funzionario di preminente importanza all’interno del regime cinese” che avrebbe chiesto l’anonimato ed espresso la speranza che la loro diffusione avrebbe contribuito a fare luce sulle responsabilità del Partito e dello stesso Xi Jinping nella feroce “guerra contro il terrorismo, l’infiltrazione e il separatismo” condotta nella regione. Nei documenti, il presidente cinese chiede una lotta più radicale e coordinata “senza mostrare alcuna pietà” e, nonostante nei suoi discorsi non ordini esplicitamente gli arresti di massa, invita il Partito a usare tutti gli strumenti a sua disposizione per sradicare l’Islam, “un virus o una droga che crea dipendenza”, nello Xinjiang. Sembra che la repressione abbia incontrato dubbi e resistenze da parte di alcuni funzionari locali nel timore di un peggioramento delle tensioni etniche. Sembra che Chen Quanguo e il Partito abbiano risposto eliminando i funzionari sospettati di ostacolare l’operazione. Squadre segrete di investigatori sono state messe al lavoro per identificarli e sono state avviate oltre 12.000 indagini sui membri del Partito nella regione per “infrazione alla lotta contro il separatismo”.

Nei documenti si legge, tra l’altro, che nel 2017 il governo di Pechino ha pubblicato una guida su come gestire gli studenti delle minoranze dello Xinjiang che, tornando a casa, non trovavano più i loro genitori o famigliari nel frattempo internati. Ai funzionari viene data indicazione di spiegare che i “genitori non sono dei criminali”, ma che comunque non possono lasciare quelle “scuole”. La guida comprende anche una minaccia: agli studenti doveva essere detto che il loro comportamento avrebbe potuto ridurre o prolungare la detenzione dei genitori: «Sono sicuro che li sosterrai, perché questo è per il loro bene e anche per il tuo bene»

Il 26 novembre, nuovo report di 24 pagine è stato pubblicato da International Consortium of Investigative Journalism (Icij). Oltre a raccontare i sistemi di repressione nei centri di detenzione, l’Icij analizza gli strumenti tecnologici che userebbe il governo di Pechino per realizzare un “massiccio sistema di sorveglianza e identificazione”, al fine di facilitare gli arresti e la detenzione della popolazione musulmana nella remota provincia nord occidentale del Paese.

Secondo l’Icij i documenti dimostrerebbero come “il potere della tecnologia sia in grado di guidare una violazione sistematica dei diritti umani su scala industriale”. La polizia, secondo i documenti pubblicati dal consorzio, userebbe una piattaforma chiamata Ijop (Integrated Joint Operation Platform) per raccogliere e classificare dati personali e informazioni catturate dalle telecamere a riconoscimento facciale. Questi dati inoltre verrebbero elaborati da sistemi di intelligenza artificiale per meglio identificare e mappare i residenti dello Xinjiang.

Fonti: Tibet Sun – Il Post.it – AGI – Tibet Network