IL PARLAMENTO TIBETANO CHIEDE AL DALAI LAMA DI NON LASCIARE LA POLITICA

8 gennaio 2011. Il popolo tibetano “implora e prega con accorata devozione Sua Santità di non prendere in considerazione un suo ritiro totale o parziale dalla vita pubblica”. “Sua Santità ha guidato i tibetani sulla strada della democrazia, e questo è stato un viaggio così importante che nessuno vuole si concluda senza la Sua guida”. E’ questo, sostanzialmente, il testo dell’appello pubblico inviato al leader del buddismo tibetano dallo Standing Committee del governo tibetano in esilio in India sulla questione del ritiro del Dalai Lama dalla scena politica.

Il testo è stato pubblicato il 5 gennaio 2011 a firma di Penpa Tsering, presidente del Parlamento tibetano in esilio, e della vicepresidente, signora Dolma Gyari. Ma rappresenta l’opinione di tutti coloro che, da Dharamsala e nel Tibet stesso, ritengono che sia sbagliata la decisione presa dal Dalai Lama di sparire dalla vita pubblica della diaspora tibetana. Il capo del buddismo tibetano, infatti, ha annunciato alcune settimane fa la propria intenzione di delegare il proprio potere temporale a rappresentanti eletti dalla popolazione per dedicarsi al suo ruolo di guida spirituale.

“Oltre ad aver mostrato per tutti noi sentimenti di grande benevolenza” – si legge in un passaggio del documento che si rivolge direttamente al Dalai Lama – “Sua Santità ha guidato il popolo tibetano lungo il cammino della democrazia, introducendo, a partire dal momento in cui, in Tibet, ha assunto il potere spirituale e temporale, importanti riforme nel funzionamento del governo tibetano. Appena messo piede sul territorio indiano dopo la fuga in esilio, Sua Santità ha introdotto il sistema elettorale per consentire ai tibetani di eleggere i propri rappresentanti e, nel 1963, ha promulgato la costituzione. Nel 1991, Sua Santità ha approvato la Carta del Tibetani in Esilio che ampliava i poteri del Parlamento e ne faceva un organo legislativo pienamente conforme ai canoni di una moderna istituzione. In particolare, nel 2001, Sua Santità ha introdotto il sistema dell’elezione diretta del Kalon Tripa dando così modo ai tibetani di eleggere direttamente il capo del loro governo”.

“È quindi impensabile” – si legge in un altro passo del memorandum – che per un solo momento il popolo tibetano sia privato della Vostra ottima guida sia religiosa sia temporale”.

Segue, a conferma delle ragioni di questo appello, un dettagliato elenco di risoluzioni adottate in occasione di importanti incontri quali, ad esempio, quella sancita in occasione del primo General Meeting dei tibetani, avvenuto nel 2008, in accordo con l’articolo 58 della Carta dei Tibetani in Esilio.

Samdhong Rinpoche, primo ministro del governo in esilio, si unisce a questo appello e ad AsiaNews spiega: “Il Dalai Lama pensa che il popolo tibetano non dovrebbe essere così dipendente dalla sua figura. Negli ultimi 400 anni, in effetti, i tibetani hanno rimesso al leader ogni decisione e si sono mostrati riluttanti all’idea di assumersi le proprie responsabilità. Ma questa incarnazione del Dalai Lama è diversa dalle precedenti, e ha spinto tutti noi verso un sistema democratico di governo”.

Rinpoche, il primo rappresentante politico eletto dal popolo proprio su iniziativa del Dalai Lama, aggiunge: “Ma la democrazia tibetana è un risultato diretto dell’impegno ‘dall’alto’ del nostro leader. Lui ci ha incoraggiato senza esitazioni verso la democrazia: è un esempio unico, dato che di solito questo risultato si ottiene dopo un diretto slancio dal basso, dal popolo. Ora, il nostro principale rappresentante teme che – alla sua morte – ci possa essere un vuoto di potere. Ma questo non importa: il suo è stato un esempio troppo importante per tutti noi”.

“Sua Santità ci ha guidati sul sentiero della democrazia, iniziando dall’introduzione di riforme che hanno cambiato del tutto il funzionamento del nostro governo. Elezioni e rappresentanza diretta sono stati voluti da Voi, che in questo modo avete liberato il nostro popolo dal feudalesimo. Ecco perché non c’è modo per esprimere la nostra gratitudine e perché, allo stesso tempo, vi imploriamo di non lasciare il vostro ruolo politico. Abbiamo bisogno della vostra guida”.

Fonti: AsiaNews – TibetNet

Il testo completo del memorandum al sito:

http://www.tibet.net/en/index.php?id=2064.&articletype=flash&rmenuid=morenews&s&tab=1#TabbedPanels1