TIBET: ALEMANNO, APPELLO A GOVERNO PER CONDANNA PENA DI MORTE Roma, 27 ottobre 2009 (Adnkronos) – ”Abbiamo appreso con profondo rammarico dai rappresentanti del Dalai Lama la notizia delle esecuzioni di quattro giovanissimi tibetani, condannati lo scorso aprile per la loro partecipazione alle proteste di massa avvenute nel 2008 nella città di Lhasa”. Lo dichiara il sindaco di Roma, Gianni Alemanno.
”So di interpretare un sentimento diffuso nella nostra cittadinanza, sempre sensibile al tema del rispetto dei diritti umani e delle libertà civili, nel rivolgere un appello al nostro Governo – continua – a rappresentare alle autorità cinesi la ferma condanna dell’utilizzo della pena di morte”.
”L’Italia e’ da sempre in prima fila nel promuovere presso la commissione Onu per i Diritti Umani la moratoria delle esecuzioni capitali, in vista della completa abolizione della pena capitale. Noi auspichiamo – conclude Alemanno – che nel costante e costruttivo dialogo che il nostro Governo intrattiene con Pechino, venga fatta presente l’aspettativa italiana per una giusta e pacifica soluzione della questione tibetana nel quadro dell’integrità territoriale e della sovranità della Cina”.
BRUNO MELLANO, PRESIDENTE DEI RADICALI ITALIANI, HA DICHIARATO:29 ottobre 2009. Mi unisco alla richiesta autorevole e spero ascoltata del sindaco di Roma, Gianni Alemanno, affinché il Governo italiano intervenga, immediatamente, sulle autorità della Repubblica Popolare di Cina in riferimento alle esecuzioni a morte conseguenti alle manifestazioni di marzo 2008 a Lhasa.
Come radicali abbiamo chiesto e chiediamo con convinzione che l’Italia e l’Europa si attivino a livello internazionale per ottenere una ricostruzione fedele e corretta dei fatti che hanno sconvolto l’intero territorio del Tibet storico in occasione della repressione preventiva di ogni possibile contestazione delle Olimpiadi di Pechino.
Pechino, con queste tragiche esecuzioni di condanne a morte, crede di aver messo letteralmente una pietra tombale sulle richieste internazionali del Partito Radicale Nonviolento, del Governo e del Parlamento tibetano in esilio, del parlamento europeo perché si indaghi e si chiarisca la dinamica degli eventi del marzo 2008 in Tibet. I cinesi continuano a ripetere la loro versione ufficiale per la quale, nelle tensioni e negli scontri di piazza, sono rimaste uccise 19 persone, prevalentemente cinesi, e furono fermate circa 1000 persone mentre dalle notizie raccolte dal Governo tibetano in esilio e documentate alle istituzioni internazionali, si è trattato di almeno 200 morti, centinaia di feriti, più di 5000 arrestati, ad opera dei servizi di sicurezza cinesi. Pechino continua ad allungare la striscia del sangue tibetano versato in oltre 50 anni di dominio militare. Fino a quando?
DICHIARAZIONE DELLA PRESIDENZA DELL’UNIONE EUROPEA
29 ottobre 2009. L’Unione Europea condanna le recenti esecuzioni di Lobsang Gyaltsen e Loyak.
In accordo con la sua opposizione di principio alla pena di morte, l’Unione Europea, il giorno 8 maggio 2009, ha chiesto la commutazione delle condanne a morte sentenziate dalla Corte del Popolo di Lhasa nei confronti di alcuni tibetani a seguito delle sollevazioni del marzo 2008.
L’UE riconosce il diritto della Cina a giudicare i responsabili della violenza ma riafferma la propria opposizione al ricorso alla pena di morte, in ogni circostanza. L’UE ricorda anche che, là dove la pena di morte continua ad essere applicata, devono essere rispettate le procedure standard internazionali volte a garantire agli imputati un processo secondo giustizia nonché l’assistenza legale.
L’Unione Europea chiede alla Cina di commutare tutte le condanne a morte sentenziate nei confronti delle persone coinvolte nella sollevazione di Lhasa del 2008.
L’Unione Europea chiede alle autorità cinesi la totale abolizione della pena di morte e, come primo passo, di fissare una moratoria così come chiesto dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nelle risoluzioni 62/149 e 63/168.
PROSEGUE L’AZIONE URGENTE
Invitiamo i nostri amici e lettori ad aderire all’azione urgente lanciata da International Tibet Support Network sottoscrivendo la lettera on line che sarà automaticamente inviata al Ministro della Giustizia cinese Wu Aiying. Nella lettera si chiede:
- La cessazione immediata dell’esecuzione di tutte le sentenze capitali
- La commutazione delle condanne a morte già pronunciate
- Processi pubblici e secondo giustizia
- La sospensione dei processi connessi con i fatti dei mesi di marzo e aprile 2008 fino a quando non sarà condotta un’inchiesta da parte di organismi indipendenti in rapporto a quegli eventi
- Una lista dei nomi e dei luoghi di detenzione dei 1200 tibetani ancora in carcere
- La cessazione delle torture inflitte ai prigionieri e la possibilità che sia loro concesso di ricevere le visite dei famigliari e degli avvocati nonché di ricevere le eventuali, necessarie cure mediche
Nell’ordine, riempite le caselle scrivendo il vostro nome, cognome, indirizzo e-mail, città e paese. Al termine, cliccare “send”.
Grazie per la vostra collaborazione.