I delegati hanno espresso il loro rammarico per la linea dura adottata dal governo cinese nei confronti del Dalai Lama e per l’assenza di qualsiasi progresso nei colloqui con i rappresentanti di Pechino. Nel corso di un acceso e intenso dibattito, molti partecipanti si sono espressi a favore dell’abbandono della politica della Via di Mezzo nel caso in cui, in tempi brevi, la situazione non migliori in modo rilevante e la Cina non dimostri di impegnarsi in modo sincero nel processo di dialogo.
I delegati hanno riaffermato la propria determinazione a dare la massima priorità alla volontà e alle esigenze dei tibetani all’interno del Tibet. Hanno espresso la più sentita ammirazione per il coraggio con il quale, dallo scorso mese di marzo, i tibetani hanno portato avanti la loro pacifica lotta di resistenza. I partecipanti al meeting si sono inoltre detti profondamente preoccupati per le continue sofferenze del popolo del Tibet, di fatto sotto la legge marziale, e hanno manifestato la propria solidarietà ai prigionieri politici, alle loro famiglie e alle centinaia di scomparsi.
Il meeting ha particolarmente apprezzato la recente assemblea dei tibetani in esilio, forum democratico di discussione e confronto, e ha auspicato il ripetersi di incontri di questo tipo allo scopo di rafforzare le istituzioni tibetane e dare voce alla società civile in esilio.
I gruppi di sostegno al Tibet hanno riaffermato di riconoscere il Dalai Lama e il Governo Tibetano in Esilio come rappresentanti legittimi del popolo tibetano e hanno convenuto sull’importanza che sia preservata l’istituzione del Dalai Lama, leader di milioni di buddisti nel mondo.
Particolare enfasi è stata posta sulla necessità di individuare strategie atte a contrastare il diffondersi di prese di posizione antitibetane e l’insorgere del nazionalismo cinese, a seguito delle false o distorte informazioni fornite dal governo di Pechino sulla situazione esistente in Tibet.
(Dal comunicato rilasciato dal coordinamento dei Gruppi per il Tibet – India).