LA CINA RISPONDE A GOOGLE: LA CENSURA SERVE DOBBIAMO GUIDARE L’OPINIONE PUBBLICA
Sono le 10.30 del 13 gennaio e vi sto scrivendo da Pechino dove, da poco più di un’ora, digitando, con il motore di ricerca Google, la parola ‘Tienanmen’ compaiono una serie di fotografie e la descrizione del massacro. Se digito la parola ‘Falun Gong’ compaiono i video della polizia che picchia e tortura gli appartenenti al gruppo. Se cerco ‘Tibet’ compare la descrizione delle ritorsioni cinesi sul popolo tibetano a partire dal marzo 2008. Se digito “Cina + diritti umani” compare, come primo risultato, la notizia che Google minaccia di abbandonare la Cina in seguito alla scoperta della violazione della posta elettronica di un consistente numero di dissidenti cinesi da parte di haker cinesi dotati di tecnologie “altamente sofisticate”. Di conseguenza. Google fa sapere che non applicherà più alcuna forma di censura sul proprio motore di ricerca in Cina. È veramente un momento speciale.
GOOGLE MINACCIA DI ABBANDONARE LA CINA
Gli attacchi dalla parte degli hacker cinesi, che hanno portato all’annuncio di ieri, erano diretti alle e-mail di alcuni attivisti per i diritti civili cinesi e di grandi imprese occidentali.
DHONDUP WANGCHEN CONDANNATO A SEI ANNI DI CARCERE
Apple censura il Dalai Lama
1 gennaio 2010 (www.rainews24.rai.it). Dopo Google e Yahoo anche Apple, impresa icona del “politically correct” Usa, cede alla censura cinese. La società californiana, attraverso la China Unicom che da due mesi distribuisce nel Paese asiatico i prestigiosi modelli I-Phone del gruppo, ha di fatto bloccato l’acceso a cinque programmi software relativi al leader spirituale tibetano … Leggi ancora