Pubblicato il rapporto ONU sulla violazione dei diritti umani nello Xinjiang

1°settembre 2022.

A soli 11 minuti dalla scadenza del suo mandato Michelle Bachelet ha reso pubblico l’atteso rapporto sulla situazione dei diritti umani nello Xinjiang.

L’Alto Commissario ONU per i diritti umani ha pubblicato il rapporto il 31 agosto, pochi minuti prima della scadenza del suo mandato. Nelle 45 pagine del documento Michelle Bachelet ha denunciato la Cina per aver commesso «gravi violazioni dei diritti umani» contro i musulmani e le musulmane uiguri nella provincia dello Xinjiang, al punto che potrebbero rientrare nella fattispecie dei crimini contro l’umanità. Incarcerazione di massa, la distruzione delle moschee, l’aborto e la sterilizzazione forzate delle donne uigure ma anche altre forme di tortura comprese procedure mediche forzate e la violenza sessuale. La risposta cinese è stata accompagnata da un contro-rapporto di 121 pagine, che sottolinea la minaccia del terrorismo e la stabilità che il programma statale di «de-radicalizzazione e di centri di istruzione e formazione professionale» introdotti nello Xinjiang.

Positivo il commento di Sophie Richardson, direttore di Human Rights Watch, che giudica il rapporto un documento essenziale sulla cui base organizzare una mobilitazione internazionale di concreto sostegno e approfondite indagini. “Il contenuto del rapporto spiega il motivo per cui il governo cinese si è battuto con le unghie e con i denti per cercare di evitarne la pubblicazione” -, ha dichiarato Sophie Richardson a Radio Free Asia. “Non è certo il documento che Xi Jinping avrebbe voluto leggere a un mese dal 20° Congresso del Partito nel corso del quale chiederà di essere rieletto alla presidenza con un terzo mandato”.

Adrian Zenz, ricercatore presso la Victims of Communism Memorial Foundation con sede a Washington, ha giudicato il rapporto lacunoso e debole su alcuni argomenti quali il lavoro forzato, il controllo delle nascite e la sterilizzazione forzata ma, ha aggiunto, “è comunque una buona partenza”. “E’ quanto di meglio possiamo avere date le attuali circostanze”. Zenz si chiede perché Michelle Bachelet abbia atteso la fine del suo mandato per pubblicare il documento e sia rimasta del tutto in silenzio mentre era in carica, “un’occasione mancata”, secondo il ricercatore.

 

Fonti: Radio Free Asia – Rassegna Stampa