Tibet: espulsi dai monasteri i monaci minorenni

9 novembre 2021.

Le autorità cinesi delle province dell’Amdo e del Sichuan hanno decretato l’allontanamento dai monasteri di tutti i giovani monaci di età inferiore ai diciotto anni.

In applicazione a una direttiva emanata dall’Ufficio Affari Religiosi in data 1°ottobre 2021, i monaci non ancora maggiorenni devono lasciare i monasteri d’appartenenza e frequentare istituti scolastici governativi “per imparare a servire la società”. Il 4 novembre Radio Free Asia ha reso noto che i monaci di età compresa tra gli 11 e i 15 anni sono stati espulsi dal monastero di Dhitsa. La stessa sorte è toccata ai giovani religiosi del monastero di Jakhung e di altri istituti religiosi della provincia dell’Amdo ai quali, il 20 ottobre, è stato imposto di dismettere gli abiti monastici e di tornare alle loro abitazioni. “Funzionari governativi di alto rango stanno ispezionando i monasteri attenzionati per accertarsi che il decreto sia rispettato”, ha riferito all’emittente una fonte tibetana che ha preferito mantenere l’anonimità. La direttiva governativa, emanata nel 2018, non era ancora stata implementata, contrariamente a quanto avvenuto a Lhasa dove dal 2008 i monasteri non possono ospitare monaci di età inferiore ai 18 anni.

In netto contrasto la notizia che, dall’inizio del corrente anno, giovanissimi tibetani in età scolare sono stati selezionati per trascorrere le vacanze estive in campi di addestramento militare a Nyigtri, città di confine con lo stato indiano dell’Arunachal Pradesh. Gli organi di informazione cinese hanno enfatizzato l’iniziativa mirata “ad accrescere lo spirito di patriottismo e della difesa della nazione, a rendere i giovani fisicamente più forti e ad incrementare il loro senso di unità”.

Del 4 novembre anche la notizia che la Cina non solo ha sostituito il tibetano con il cinese come unica lingua di insegnamento nelle scuole ma ha altresì vietato che ai bambini venga insegnata la lingua madre durante le vacanze scolastiche invernali. “Nessun individuo o organizzazione può insegnare agli studenti la lingua tibetana durante il periodo di chiusura delle scuole”, recita un’ordinanza governativa emanata all’inizio del mese di ottobre. Chiunque violerà questa disposizione “sarà oggetto di duri procedimenti legali e sarà severamente punito”.

Fonti: Phayul – Tibetan Review