Il Panchen Lama di Pechino: le “forze anti-cinesi” manipolano la questione tibetana per ragioni politiche”

22 marzo 2021. Gyaltsen Norbu, il Panchen Lama nominato da Pechino, ha affermato che le “forze anti-cinesi” interferiscono negli affari interni del Tibet per ragioni politiche e per ostacolarne lo sviluppo.

Gyaltsen Norbu, anche membro del Comitato Permanente del Partito Comunista, si è così espresso lo scorso 11 marzo in occasione di un convegno organizzato dalla Conferenza Consultiva del Popolo Cinese (nella foto). Ha dichiarato che le “forze straniere anti-cinesi” non hanno veramente a cuore il popolo tibetano e sollevano la questione del Tibet e della libertà religiosa a fini puramente politici. “Una persona oggettiva e sana di mente capirebbe con chiarezza la verità di queste affermazioni”.

Nel riportare le parole del Panchen Lama fantoccio, l’organo di stampa cinese Global Times ha segnalato che solo il giorno precedente il Dipartimento di Stato americano aveva ribadito il suo veto all’interferenza della Cina nel processo di riconoscimento della reincarnazione del Dalai Lama. Immediata la reazione di Dharamsala che ha affermato la validità del Tibet Policy Act, diventato legge il 27 dicembre 2020, che prevede che l’imposizione di sanzioni a quei funzionari del Partito Comunista che interferiranno nel processo di riconoscimento di tutti i leader religiosi tibetani, incluso l’”Oceano di Saggezza”. “Ritengo che il governo cinese stia usando il Panchen Lama nominato da Pechino per dare peso alle proprie rivendicazioni”, ha dichiarato Tenzin Tsetan, un analista tibetano di stanza presso il Tibet Policy Institute.

Dello stesso parere anche Roby Barnett, ex direttore del Programma di Studi Tibetani all’Università della Columbia. “Norbu potrebbe parlare sotto coercizione” – ha affermato -, ma è difficile giudicare ciò che dice pubblicamente un tibetano in Cina, soprattutto se è un funzionario del Partito nei confronti del quale ha solitamente un atteggiamento elogiativo”.

Ricordiamo che il 25 aprile 1989 nasceva a Lhari, in Tibet, Gedun Choeky Nyima riconosciuto nel 1995 da Sua Santità il Dalai Lama come la XI reincarnazione del Panchen Lama, la seconda autorità spirituale del Tibet. Pochi giorni dopo il riconoscimento Gedun fu rapito con tutta la famiglia e di lui si sono perse le tracce. Al suo posto il Governo di Pechino ha nominato un Panchen Lama di regime, Gyaltsen Norbu, figlio di funzionari governativi, poi educato nella completa adesione alle direttive del Partito Comunista Cinese. Amnesty International definì all’epoca Gedun Choekyi Nyima “il prigioniero politico più giovane del mondo”. Ad oggi, nonostante le pressioni dell’ONU, di organizzazioni umanitarie Internazionali, gruppi di sostegno alla causa tibetana, movimenti sindacali, partiti politici e parlamentari di numerose nazioni, le autorità della Repubblica Popolare Cinese hanno solo dichiarato che il bambino e i suoi genitori “sono stati affidati al Partito Comunista per essere protetti dai tentativi di rapimento messi in atto dai seguaci del Dalai Lama e della sua cricca”

Il Panchen Lama filo-cinese non è mai stato accettato dai Tibetani che gli negano ogni legittimità. Il motivo del rapimento del vero Panchen Lama è di natura politica. Per tradizione, dopo la morte del Panchen Lama, il Dalai Lama ne riconosce la reincarnazione e, viceversa, il Panchen Lama riconosce quella del Dalai Lama. Quindi attraverso un Panchen Lama “di regime”, le autorità cinesi ritengono che, alla morte dell’attuale Dalai Lama, il falso Panchen Lama sceglierà, come massima autorità del Tibet, una figura “fantoccio”, gradita al Partito.

 

Fonti: Radio Free Asia – Redazione