La polizia cinese offre ricompense in denaro a chi denuncia attività pro Tibet.

monaci per KirtiIn un comunicato ufficiale recentemente pubblicato, le autorità cinesi della Contea di Nagchu (nella “Regione Autonoma Tibetana”), offrono ricompense in denaro a chi denuncia attività “criminali”quali ogni tentativo a sostegno della cultura e della lingua nazionale tibetana e presunti legami con il Dalai Lama.
Il documento del 13 marzo, una copia del quale è stato ottenuto dal servizio tibetano di Radio Free Asia, offre importi fino a 100.000 yuan (US $ 15.556) a chi fornisce informazioni sulle attività di quelle che considera “bande criminali”, termine liberamente usato per definire persone o organizzazioni che sostengono il “separatismo”, un’accusa spesso rivolta ai tibetani che chiedono maggiori diritti culturali o religiosi (nella foto: giovani monaci manifestano per la libertà del Tibet – monastero di Kirti, 2008).

Sono stati inoltre promessi compensi fino a 50.000 yuan a chi fornirà indicazioni, da verificare tramite indagini della polizia, circa il ​​gioco d’azzardo, il traffico di droga e “l’uso della religione, del potere o di connessioni famigliari per ottenere illegalmente proprietà altrui”.

Altri reati elencati comprendono attività di raccolta fondi, impegno per l’ambiente, prestito di denaro ad alti tassi di interesse e il possesso illegale di armi da fuoco e munizioni. Si promette discrezionalità nei rapporti degli informatori con la polizia.

Nel mese di febbraio l’Ufficio di Pubblica Sicurezza (PSB) della Regione Autonoma Tibetana ha emanato una circolare destinata ai monasteri buddisti che si ritiene “utilizzino la religione per controllare, incitare o costringere le masse a resistere al Partito e al governo”. Il documento, redatto in 22 punti, criminalizza anche le persone che si attivano in difesa della cultura e della lingua tibetana, definendo tali tentativi “reazionari e strettamente nazionalisti” e mette in guardia dall’intrattenere contatti con il Dalai Lama e le “forze ostili straniere” che si presumono a lui fedeli.

E’ considerata illegale anche ogni attività a sostegno dell’Approccio della Via di Mezzo formulato dal Dalai Lama che chiede una maggiore autonomia per il Tibet pur riconoscendo la sovranità di Pechino sulle aree tibetane ora parte della Cina.

Fonti: Radio Free Asia – Laogai.it