La rivincita dei giovani di Hong Kong “Vogliamo l’indipendenza da Pechino”

HANGZHOU. Da oggi c’è anche Baggio nelle preoccupazioni della Cina. Inteso come Baggio Leung, giovane politico di Hong Kong appena eletto al Legislative Council della City, il Parlamento dell’ex colonia britannica tornata alla madrepatria cinese nel 1997 come Regione amministrativa speciale, destinata a rimanere semilibera fino al 2047. Il trentenne Sixtus Baggio Leung (sì, Baggio in onore del divino codino del calcio, Roberto Baggio) fa parte della pattuglia dei sei giovani usciti vincitori dalle urne con il programma politico di dare ai 7,3 milioni di hongkonghesi il diritto di decidere il loro destino e di non essere inglobati al sistema politico di Pechino. Si chiamano «localisti» e «indigeni».

Affluenza record

La percentuale dei votanti nelle elezioni di domenica è stata record per Hong Kong: 58%, già un primo segnale di interesse per la battaglia democratica dopo i 79 giorni «radiosi» dell’autunno 2014, quando i ragazzi del Movimento Occupy Central scesero in strada con i loro ombrelli gialli per chiedere elezioni libere. Non le ottennero, perché per Pechino sarebbe l’inizio della fine del Partito comunista inteso come Partito-Stato, ma i ragazzi si sono riorganizzati e trasformati, dalle barricate sono scesi per entrare in Parlamento e ora alzano la posta in gioco: un sondaggio di luglio ha rilevato che quasi il 40% degli hongkonghesi tra i 15 e i 24 anni vuole l’indipendenza dalla Cina dopo il 2047. L’autonomia semi-democratica non basta più.

Minoranza di blocco

Certo, nonostante l’avanzata dei candidati giovani, grazie al meccanismo di salvaguardia concordato a suo tempo da britannici e cinesi, i sostenitori della Cina continuano a mantenere la maggioranza dei 70 seggi nel Parlamento di Hong Kong. I democratici mantengono però una minoranza di blocco che può impedire le scelte più drastiche di Pechino. E all’interno di questa minoranza si è costituita la pattuglia dei giovani che vogliono l’autodeterminazione e magari l’indipendenza. Tra loro Nathan Law, 23 anni, in prima linea durante la Rivoluzione degli ombrelli; e Yau Wai-ching, 25 anni, la parlamentare più giovane della città.

Schiaffo a Pechino

Per Pechino è una sconfitta strategica, arrivata proprio mentre al G20 ospitato a Hangzhou il presidente Xi Jinping lavorava per accreditarsi come statista globale. Ieri la stampa si è dedicata al G20, nascondendo lo smacco di Hong Kong. L’agenzia Xinhua ha osservato che «alcuni candidati e organizzazioni stanno sfruttando le elezioni per promuovere l’“indipendenza di Hong Kong”, un’idea contraria alla Costituzione cinese e alla legge hongkonghese a cui Pechino si opporrà sempre». La Xinhua ribadisce che per il benessere di Hong Kong l’unica forma, fino al 2047, è quella della Regione amministrativa speciale (semilibera). Ma molti non credono più nemmeno a queste rassicurazioni. Non i giovani di oggi, che vogliono certezze per il 2047, quando saranno nel pieno della vita. «La gente di Hong Kong ha perso fiducia nella formula “Un Paese due sistemi” e con il voto ha espresso la propria disillusione, io sono per l’indipendenza», ha detto Baggio Leung.

 

Di Guido Santevecchi

Corriere della Sera

6 settembre 2016