Rapporto USA: “grave” la situazione dei diritti umani in Tibet

soldati a Lhasa518 aprile 2016. L’annuale rapporto sui diritti umani pubblicato dal Dipartimento di Stato USA il 13 aprile definisce “grave” la situazione esistente sia all’interno della cosiddetta Regione Autonoma sia nelle Prefetture e Contee governate dalla Repubblica Popolare cinese.

Il rapporto denuncia le violazioni dei diritti umani perpetrate nei confronti della popolazione civile tibetana nel corso dell’intero 2015 ponendo in particolare l’accento sulla mancanza delle libertà di parola, di religione, di associazione, riunione e sulle restrizioni alla libertà di movimento delle persone.

Sul tema delle autoimmolazioni il documento afferma che “coloro che si autoimmolano considerano il loro gesto una forma di protesta contro l’oppressione politica e religiosa. Il governo cinese ha adottato provvedimenti punitivi nei confronti degli amici, parenti o colleghi degli immolati in quanto accusati di omicidio intenzionale e quindi perseguibili penalmente a norma di legge”. Il rapporto denuncia inoltre i casi di arresto e detenzione arbitraria, di scomparsa, tortura e altri degradanti trattamenti riservati ai prigionieri. Sono altresì menzionate le scadenti procedure processuali, spesso frettolose e a porte chiuse quando l’imputato deve rispondere all’accusa di separatismo o di minaccia alla sicurezza dello stato. Nessuno dei venti processi celebrati nel corso del 2013 di fronte all’Alta Corte della Regione Autonoma si è svolto pubblicamente né sono stati forniti particolari o delucidazioni sul loro svolgimento.

“Il governo cinese ha ripetutamente denigrato la persona del Dalai Lama e accusato la cosiddetta cricca del Dalai Lama e ‘altre forze fuori dalla Cina’ di istigazione all’instabilità del paese”, si legge nel rapporto. “E’ elevata la presenza della Polizia Armata del Popolo (PAP) e di altre forze di sicurezza in molte comunità dell’altopiano tibetano e in particolare nella Regione Autonoma. La repressione, dura nell’arco di tutto l’anno, è particolarmente cresciuta in occasione di eventi di particolare rilevanza politica o religiosa. Le autorità hanno tratto in arresto i tibetani rei di avere dato vita a manifestazioni di protesta contro il governo o di avere espresso il loro sostegno al Dalai Lama”.

Il rapporto fa inoltre riferimento a un articolo apparso sul Washington Post in cui si affermava che “la Corea del Nord è più accessibile del Tibet ai giornalisti stranieri”. “A causa delle dure restrizioni imposte alla libertà di stampa ai giornalisti stranieri sono concesse solo visite “guidate” e ampie zone del paese, soprattutto le regioni al di fuori della Regione Autonoma, sono di fatto precluse alla stampa”.

 

Fonti: Phayul  – Office of Tibet, Washington