Nepal: a sei mesi dal terremoto l’embargo indiano acuisce i disagi del paese

Embargo Nepal

26 ottobre 2015. A sei mesi dal devastante terremoto che il 25 aprile ha colpito il Nepal aumentano in tutto il paese i disagi causati dall’embargo imposto dall’India all’esportazione delle merci. Il blocco delle forniture di gas, petrolio e benzina ha lasciato decine di villaggi, già duramente colpiti, senza scorte. E’ stato imposto il divieto di circolazione delle auto sull’intero territorio.

Non sono ancora del tutto chiare le ragioni dell’embargo: la recente approvazione della Costituzione del Nepal (20 settembre 2015) sembra non soddisfare le autorità di Nuova Delhi in quanto ignora le proteste delle minoranze Madhesi e Tharu, popolazioni che vivono lungo i confini meridionali della regione pianeggiante del Terai la cui richiesta di federalismo e di autonomia, voluta anche dal governo indiano, non ha trovato riscontro negli articoli della Costituzione. Negli ultimi mesi, le violente manifestazioni di protesta delle popolazioni del Terai avevano causato la morte di decine di manifestanti e all’imposizione del coprifuoco da parte delle autorità nepalesi.

Alle accuse del governo di Kathmandu che condanna l’India per avere imposto un embargo non ufficiale e si dichiara disposta a rifornirsi altrove di gas e carburante (ovvio il riferimento alla Cina), le autorità indiane rispondono di non avere imposto alcun embargo e che le difficoltà incontrate dai veicoli nell’attraversare il confine tra India e Nepal sono stati causate dai disordini avvenuti e ancora in atto nella nazione himalayana. In risposta all’embargo, gruppi di madhesi hanno infatti iniziato ad attaccare non solo quanti superano la frontiera indiana ma anche i nepalesi delle aree di montagna come vendetta nei confronti del governo di Kathmandu, colpevole di non aver tenuto conto della loro presenza e delle loro istanze.

Drammatiche le conseguenze della mancanza di rifornimenti. Scrive AsiaNews; “A causa della mancanza di carburante, la vita del Paese è stravolta. Scuole, università e industrie fanno fatica a continuare le normali operazioni. Circa metà degli istituti hanno annunciato un periodo di vacanza, in attesa che la situazione migliori. Le missioni diplomatiche nel Paese stanno mandando richieste di benzina agli Stati di appartenenza. Il governo ha bandito l’uso di automobili private e ha ridotto di un quarto i servizi di trasporto pubblico. Più della metà delle ambulanze non sono operative”.

 

Tibet: “oltre 300” tra case e negozi rasi al suolo in un villaggio del Qinghai

Radio Free Asia ha dato i giorni scorsi notizia della demolizione di “oltre 300” tra case e negozi a Trelnak, un villaggio tibetano situato  sulle sponde di un lago nella regione del Qinghai. La demolizione è iniziata il 16 e 17 ottobre ed è proseguita nei giorni successivi.  Le autorità hanno accusato i tibetani di inquinare e sovraffollare la zona. I tibetani che si opponevano ai lavori di demolizione sono stati picchiati e tratti in arresto.