Il Dalai Lama ai seguaci della setta Shugden: “Informatevi meglio”

Shugden_followers_Livorno_2014

23 settembre 2015. Da qualche tempo i giornali e le televisioni di tutto il mondo stanno dando molto spazio alle contestazioni rivolte al Dalai Lama dai seguaci di una setta integralista tibetana conosciuta con il nome di “Shugden community”. Dagli Stati Uniti all’Europa, gli aderenti al culto di questo “spirito” non hanno risparmiato violenti attacchi al Dalai Lama e all’Amministrazione Centrale Tibetana, accusati di voler impedire ai devoti di Shugden la pratica della loro religione (Nella foto i contestatori a Livorno – giugno 2014).

E’ accaduto anche i giorni scorsi durante la permanenza del Dalai Lama nel Regno Unito dove il leader spirituale tibetano, arrivato il 13 settembre per una visita di 9 giorni, ha partecipato a una serie di importanti eventi pubblici e ha incontrato i parlamentari inglesi  nel corso di un convegno organizzato dal Gruppo Parlamentare Inglese per il Tibet.

I seguaci del culto si sono puntualmente radunati all’esterno dei luoghi dove si tenevano gli incontri dispiegando striscioni in cui si accusava il Dalai Lama di mentire e lo si definiva addirittura “falso Dalai Lama”. Una coalizione di 37 organizzazioni buddhiste del Regno Unito ha preso la distanza da queste manifestazioni definite “aggressive, fuorvianti e amorali” ed ha accusato la Cina di utilizzare il controverso culto della divinità per dividere i tibetani.

Nel corso di un’intervista concessa il 22 settembre alla BBC il Dalai Lama ha dichiarato che i seguaci della divinità, da lui stesso venerata in passato, devono informarsi meglio ed approfondire l’argomento senza lasciarsi influenzare dai sentimenti di collera che offuscano il loro giudizio. Ha suggerito a quanti desiderano conoscere la reale situazione di recarsi in sud India dove, nei loro monasteri, almeno 2000 monaci praticano pacificamente il culto di Shugden. Il 19 settembre, rispondendo ad una domanda rivoltagli dal pubblico della 02 Arena, il Dalai Lama ha affermato che la controversia sulla divinità, iniziata quasi 400 anni fa, ha assunto rilevanza solo negli ultimi 80 anni. “Io stesso ho praticato questo culto, ha dichiarato, ma ho compreso di poter godere di una vera libertà religiosa solo quando ne ho capito la natura e l’origine ed ho quindi abbandonato la pratica”. “Ho compreso che si tratta di uno spirito settario e da allora ho ritenuto mio dovere informarne gli altri. Se vorrete seguire o no il mio consiglio, dipende da voi”, ha concluso tra gli applausi.

Fonte: Phayul

 Su questo delicato argomento pubblichiamo le considerazioni del Dalai Lama contenute in un articolo del 5 giugno 2008 tratto dal sito dell’Amministrazione Centrale Tibetana

I CONSIGLI DI SUA SANTITA’ IL DALAI LAMA SU DOLGYAL/SHUGDEN

Al termine di lunghe e accurate ricerche, Sua Santità il Dalai Lama scoraggia vivamente i tibetani dal propiziarsi il feroce spirito conosciuto col nome di Dolgyal (Shugden). Sebbene in passato egli stesso abbia eseguito questa pratica, nel 1975 l’ha abbandonata dopo aver scoperto i gravi effetti di carattere storico, sociale e religioso ad essa associati. Ha preso questa decisione dopo averne messo a conoscenza e aver ricevuto il totale appoggio di uno dei suoi tutori, il defunto Kyabje Trichang Rinpoche, che per primo trasmise a Sua Santità questa pratica. La propiziazione di questo spirito è stata nel tempo controversa anche all’interno delle scuole Geluk e Sakya, le tradizioni buddhiste tibetane alle quali appartiene la maggior parte dei praticanti del culto di Dolgyal. L’indagine storica mostra che la pratica di Dolgyal, caratterizzata da un forte settarismo, ha contribuito nel tempo a creare un clima di disarmonia in varie parti del Tibet e tra le diverse comunità tibetane.  Di conseguenza, a partire dal 1975, Sua Santità ha sempre dichiarato pubblicamente che questa pratica è sconsigliata per questi tre motivi:

  • Il pericolo che il Buddismo tibetano possa degenerare nell’adorazione di uno spirito. Il Buddhismo tibetano trae le sue origini dall’autentica e antica tradizione legittimata presso la grande università monastica indiana di Nalanda, una tradizione che Sua Santità definisce spesso come la forma più completa del Buddhismo. Questa tradizione racchiude gli insegnamenti originali del Buddha così come si sono sviluppati attraverso le intuizioni filosofiche, psicologiche e spirituali di maestri buddhisti della grandezza di Nagarjuna, Asanga, Vasubandhu, Dignaga e Dharamakirti. Da quando il grande filosofo e logico Shantarakshita portò il Buddhismo in Tibet, all’inizio dell’8° secolo, l’indagine filosofica e l’analisi critica hanno sempre contraddistinto il Buddhismo tibetano. Il problema connesso alla pratica di Dolgyal nasce dal fatto che questa pratica considera lo spirito di Dolgyal (Shugden) un protettore del Dharma e tende inoltre a considerarlo più importante dello stesso Buddha. Se queste teorie non vengono verificate e se persone ingenue si lasciano sedurre da questo tipo di pratiche, vi è il rischio che la ricca tradizione del Buddhismo tibetano possa degenerare in una mera propiziazione degli spiriti.
  • Gli ostacoli all’affermazione di un autentico non-settarismo. Sua Santità ha spesso dichiarato che uno dei suoi impegni più importanti è la promozione della reciproca comprensione e armonia inter-religiosa. In quanto parte integrante di questo suo impegno, Sua Santità, seguendo l’esempio dei suoi predecessori, soprattutto del Quinto e del Tredicesimo Dalai Lama,  incoraggia il non-settarismo all’interno di tutte le scuole del Buddhismo tibetano. Un atteggiamento non settario è non solo fonte di arricchimento reciproco per tutte le scuole del Buddhismo, ma costituisce anche la migliore difesa contro l’insorgere di un settarismo che potrebbe avere conseguenze negative sull’intera tradizione tibetana. Poiché il legame tra il culto di Dolgyal e il settarismo è comprovato, questa pratica costituisce un ostacolo fondamentale alla promozione di un autentico atteggiamento non settario all’interno della tradizione buddhista.
  • Il culto nuoce soprattutto al benessere della società tibetana. Alla luce dell’attuale, difficile situazione del popolo tibetano, il culto di Dolgyal è particolarmente inopportuno. Trattati e ricerche storiche evidenziano che lo spirito di Dolgyal ha avuto origine dall’ostilità nei confronti del Quinto Dalai Lama e del suo governo. Il Quinto Dalai Lama, che nel XVII secolo assunse la carica di leader politico e spirituale del Tibet, definì personalmente Dolgyal uno spirito malevolo nato con finalità fuorvianti, nocivo, in generale, al benessere degli esseri umani e, in particolare, al governo del Dalai Lama. Anche il Tredicesimo Dalai Lama ed altri insigni mastri spirituali tibetani hanno severamente criticato questa pratica. Ne consegue che, in questo particolare momento in cui l’unità del popolo tibetano è vitale per la sua sopravvivenza, la pratica di questo culto così controverso e fonte di divisioni è del tutto inappropriata.

Per questi tre motivi, Sua Santità ha vivamente esortato i suoi seguaci a valutare con attenzione i problemi connessi alla pratica di Dolgyal e a comportarsi di conseguenza. Ha affermato che, in quanto leader buddhista particolarmente interessato alle sorti del popolo tibetano, è suo dovere denunciare le pericolose conseguenze legate a questo tipo di culto. Ha inoltre chiaramente affermato che ogni individuo è libero di seguire o no il suo consiglio. Tuttavia, poiché è fortemente convinto della negatività di questa pratica, ha chiesto a coloro che continuano a praticare il culto di Dolgyal di non presenziare ai suoi insegnamenti che, secondo la tradizione, esigono un legame maestro-discepolo.