Sudafrica: salta il vertice dei Nobel per ricordare Mandela

di Raimondo Bultrini

Repubblica.it2 ottobre 2014

 

Il vertice dei premi Nobel della pace si doveva tenere tra un paio di settimane a Città del Capo. Lo scopo, quello di celebrare uno dei campioni di questo gruppo di élite mondiale, il defunto leader nero e presidente del Sudafrica Nelson Mandela, nonché il 20° anniversario della fine dell’apartheid.
Ma quando è circolata la notizia del rifiuto del visto al Dalai Lama su pressione di Pechino, numerosi membri autorevoli del club di Stoccolma hanno dichiarato forfait (almeno sei ufficialmente, altri 8 lo hanno lasciato intendere) e la cerimonia sarà quasi certamente cancellata dal calendario. E’ stato lo stesso leader spirituale tibetano a comunicare la decisione dei suoi “colleghi” dalla sua residenza indiana di Dharamsala, durante una cerimonia alla quale erano presenti altri due Nobel laureati: Jody Williams, fondatore della Campagna internazionale contro le mine, e l’avvocatessa iraniana per i diritti umani Shirin Ebadi, primi firmatari della lettera di rinuncia al vertice di Città del Capo. Il Tibetan national congress ha proposto Roma come sede alternativa.
 
Nel suo discorso il Dalai Lama ha liquidato il caso con una battuta: “E’ una forma di bullismo contro una semplice persona”, ha detto. Poi ha ringraziato gli altri Nobel che, a suo dire, hanno tentato in tutti i modi di far cambiare decisione al governo sudafricano. Ma non è la prima volta che Città del Capo gli rifiuta il visto su esplicita richiesta della Cina. Accadde già infatti nel 2011 in occasione dell’ottantesimo compleanno di un altro Nobel sudafricano, l’ex arcivescovo Desmon Tutu.
 
Proprio di Tutu è stato il più duro tra i commenti per spiegare il gran rifiuto dei Nobel al vertice mondiale: “Mi vergogno – ha detto – di chiamare “mio governo” questo gruppo di ruffiani”. “Li ho avvertiti – ha aggiunto – che proprio come avevamo pregato per la caduta del governo dell’apartheid, così pregheremo per la scomparsa di un governo senza spina dorsale”. Tutu ha anche raccontato un aneddoto della vita di Mandela per spiegare la differenza tra il fondatore del nuovo Sudafrica e i vertici attuali. “Quando gli americani hanno detto a Mandela che non poteva continuare la sua amicizia con Gheddafi e Castro, gli ha risposto di gettarsi nel lago”, ha raccontato.
 
Proprio ora che il vertice dei Nobel a Città del Capo, il primo in Sudafrica, doveva celebrare “Madiba”, i “suoi stessi compagni – ha detto Tutu riferendosi tra gli altri al presidente Zuma  – gli hanno sputato in faccia, rifiutandosi di vederlo onorato dai titolari degli stessi premi e riconoscimenti.” “Non un solo vincitore del Nobel – gli ha fatto eco Williams – è felice di questa decisione, e 14 di noi hanno protestato con il presidente, pregandolo di dare un visto a Sua Santità il Dalai Lama”. Il nostro rifiuto al vertice – ha spiegato – “è un messaggio a tutti i governi che vendono la loro anima e la loro sovranità alla Cina”.
 
Per cercare di far riunire comunque i premi Nobel, il partito dei tibetani esuli, il Tibetan national congress, ha chiesto di tenere il vertice a Roma, dove ha sede la segreteria del comitato organizzatore. Nella speranza che il governo italiano non debba vedersela con i permalosi dirigenti di Pechino.

 

Raimondo Bultrini

Repubblica.it

2 ottobre 2014