UN TIBETANO UCCISO A COLPI D’ARMA DA FUOCO NELLA PREFETTURA DI KANZE. IMPRECISATO IL NUMERO DEI FERITI

Dharamsala, 23 gennaio 2012. Un laico tibetano identificato come Yonten e residente a Drango, una città ubicata nella Contea della Prefettura Autonoma di Kandze, è stato ucciso questa mattina dalla polizia cinese che ha sparato sulla folla per reprimere una protesta della popolazione locale. Nel darne notizia, il Centro Tibetano per i Diritti Umani e la Democrazia rende noto che attualmente il corpo di Yonten è custodito dai monaci all’interno del monastero di Drango.

Almeno tre religiosi sono stati gravemente feriti ma non è ancora certo che le ferite siano state provocate dagli spari. La popolazione di Drango aveva dato inizio alla manifestazione di protesta dopo l’arresto, effettuato dalle forze dell’Ufficio di Pubblica Sicurezza, di molti tibetani residenti a Drango e nei dintorni accusati di aver diffuso volantini e poster nei quali i tibetani annunciavano la possibilità di nuove auto immolazioni se il governo cinese non avesse dato ascolto alle loro richieste. Volantini e manifesti circolavano già da alcuni giorni dentro e fuori la città.

Preoccupati ed esasperati per l’ondata degli arbitrari arresti, i tibetani hanno dato inizio alla protesta. I manifestanti, molti dei quali erano contadini e nomadi, facevano sventolare bandiere tibetane e chiedevano libertà per il Tibet. Pubblica Sicurezza e Polizia Armata sono intervenute con le armi da fuoco. Il Centro Tibetano per i Diritti Umani e la Democrazia ha fatto sapere che, secondo altre fonti, i morti sarebbero almeno due. Si sta verificando la veridicità della notizia.

Un comunicato stampa rilasciato alla fine della mattinata dal Parlamento Tibetano in Esilio afferma che la polizia ha sparato indiscriminatamente sulle migliaia di tibetani che hanno preso parte alla protesta. È confermata la morte di un laico. Sale a sei il numero dei tibetani feriti. “Chiediamo alla Cina di rispettare il diritto del popolo tibetano ad esprimere liberamente la propria volontà” – dichiara il Parlamento Tibetano in Esilio – “e di accogliere le sue istanze”. “Comprendiamo l’interesse della comunità internazionale a mantenere stretti rapporti con la Cina” – prosegue – “ma come può il mondo intero rimanere silente di fronte alle sofferenze del popolo tibetano”? “Vi chiediamo di sollevare la questione e di esercitare pressioni su Pechino affinché trovi una soluzione durevole alla questione tibetana”.

Nel comunicato stampa rilasciato dal gruppo londinese Free Tibet si legge che i feriti sarebbero almeno una trentina. Molti hanno rifiutato il ricovero in ospedale nel timore di essere arrestati. “La situazione è ancora tesa” – recita il documento – “e molti tibetani delle vicine Contee di Serthar e Tawu stanno cercando di raggiungere Drango per unirsi alla protesta”.

Fonti: Centro Tibetano per i Diritti Umani e la Democrazia – Phayul – TibetNet