IL TIBET SARÀ CHIUSO AI TURISTI STRANIERI A PARTIRE DALLA METÀ DI FEBBRAIO

soldati_a_Lhasa3Dharamsala, 20 gennaio 2012. Dalla metà di febbraio fino alla fine di marzo sarà vietato l’ingresso in Tibet ai turisti stranieri. La chiusura dei confini, dettata da motivi politici, abbraccia un periodo che le autorità cinesi ritengono “sensibile” in quanto comprende due importanti eventi: le celebrazioni del Losar, il capodanno tibetano, che quest’anno avranno il loro culmine tra il 22 e il 24 febbraio, e la commemorazione dell’insurrezione del 10 marzo 1959, quarto anniversario delle manifestazioni anticinesi scoppiate a Lhasa nel 2008 e presto dilagate in tutto il paese.

È il quinto anno consecutivo che il Tibet è tagliato fuori dal resto del mondo in questo periodo e, quest’anno, in un momento di particolare tensione sia per i recenti, dolorosi casi di auto immolazione sia perché, proprio in segno di lutto e rispetto per il loro eroico gesto, i tibetani hanno deciso, in Tibet come nell’esilio, di astenersi dal celebrare con i tradizionali fasti e cerimonie il Losar, che secondo il calendario lunare tibetano cade i primi quindici giorni del primo mese dell’anno. Nel 2011, le autorità cinesi chiusero i confini della Regione Autonoma Tibetana al turismo straniero e agli stessi tibetani residenti nelle aree circostanti anche nel mese di luglio, in occasione della celebrazione del compleanno del Dalai Lama. Il Sichuan e le altre aree del Tibet occidentale abitate da popolazioni di etnia tibetana e teatro della maggior parte dei casi di auto immolazione sono ormai da mesi chiuse al turismo e alla stampa.

I giorni scorsi è giunta notizia che il governo cinese sta tentando di corrompere i tibetani all’interno del Tibet per indurli a celebrare il Losar. Sembra che le autorità governative stiano distribuendo a ogni nucleo famigliare la somma di 500 yuan (circa 50 Euro) e a chi vive solo la somma di 200 yuan perché partecipino ai festeggiamenti del capodanno. Un tentativo meschino di far dimenticare le manifestazioni di protesta e le immolazioni e avvalorare l’idea che in Tibet regnano felicità e “armonia”.

In data odierna si è appreso che migliaia di tibetani, di ritorno in Tibet dopo aver partecipato all’iniziazione di Kalachakra celebrata dal Dalai Lama a Bodh Gaya, sono stati fermati e perquisiti al loro arrivo al confine. Tra la frontiera nepalese e la capitale tibetana sono stati istituiti dodici posti di blocco. Ai tibetani sono stati confiscati medicinali, rosari e altri oggetti di culto acquistati durante il pellegrinaggio. Non sono stati risparmiati insulti e minacce fisiche.

Dall’esilio di Dharamsala, il locale monastero di Kirti ha reso noto che Kelsang, quarantadue anni, un abitante di Ngaba arrestato per aver partecipato alle manifestazioni di protesta seguite alla morte di Phuntsok, il primo monaco a darsi fuoco il 16 marzo 2011, è stato condannato a tre anni di carcere. La sentenza è stata pronunciata il giorno 8 gennaio ma la famiglia è stata informata solo nei giorni successivi.

 

Fonti: Phayul – Tibet.Net