TIBET: SUICIDIO DI UN GIOVANE MONACO

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Dharamsala; 21 marzo 2009. Tashi Sangpo, ventotto anni, residente nel monastero di Golok Ragya, nella contea di Machen, regione del Qinghai, si è tolto la vita gettandosi nel fiume Machu. Nei giorni precedenti il 10 marzo, nel monastero, da giorni sotto il costante controllo della polizia, erano stati trovati numerosi volantini di protesta e una grande bandiera tibetana era stata fatta sventolare sul tetto della principale sala di preghiera. Alcuni monaci erano stati arrestati e il monastero completamente isolato. Le forze di sicurezza hanno affermato di aver trovato sia i volantini sia la bandiera nella stanza di Tashi Sangpo. Il giovane monaco, piuttosto che subire l’arresto, si è allontanato furtivamente dal monastero e si è suicidato gettandosi nel fiume.

Non appena si è diffusa la notizia della sua morte, gli abitanti di Ragya sono scesi nelle strade con bandiere e striscioni, al grido di “Indipendenza per il Tibet” e “Lunga vita al Dalai Lama”.

Il 22 marzo, l’agenzia di stato cinese Xinhua ha pubblicato la notizia dell’arresto di novantadue monaci, tutti appartenenti al monastero di Ragya (La’gyab, il nome riportato da Xinhua). Sei di loro sono stati arrestati e 89 si sono arresi alle forze dell’ordine dopo aver assalito i poliziotti e i funzionari governativi.  Secondo Xinhua, i disordini sono iniziati quando si è diffusa la notizia che un monaco, arrestato per aver inneggiato all’indipendenza del Tibet, è fuggito dalla prigione senza essere stato ritrovato. Ma, come riferisce la BBC riprendendo la notizia apparsa su un sito tibetano, (Phayul), il monaco “scomparso” è Tashi Sangpo, morto annegato nelle acque del fiume Machu.

(Phayul/BBC)

Negli ultimi giorni sono proseguiti, in tutto il Tibet, le manifestazioni di protesta ad opera sia di singoli individui sia di piccoli gruppi. Due rudimentali ordigni sono stati fatti esplodere rispettivamente contro un’auto delle forze di sicurezza e contro la stazione di polizia,  a Golok e a Batang. Quattro tibetani sono stati arrestati a Kardze e sei a Nyarang per aver inneggiato all’indipendenza. Il 12 marzo, un contestatore è stato arrestato a Lithang. Infine, in data odierna, si ha notizia dell’arresto, a Kardze, di una monaca ventunenne, Lhobsang Khandro, portata via dopo essere stata picchiata per aver gridato slogan indipendentisti.