DHARAMSALA: SECONDO GIORNO DEL MEETING. DURO COMMENTO DI PECHINO

meeting_dharamsala_2Dharamsala, 18 novembre 2008. Proseguono a porte chiuse i lavori dell’assemblea dei tibetani in esilio chiamati a esprimersi sulle migliori strategie da seguire dopo il fallimento dei negoziati con la Cina. Si confrontano due linee politiche, quella che chiede l’indipendenza del Tibet e quella favorevole all’ottenimento dell’autonomia. “Stiamo lavorando in gruppi di 40 persone”, ha dichiarato B. Tsering Yeshi, presidentessa dell’Associazione Donne Tibetane. “Ognuno di noi è consapevole della grande responsabilità che ci è stata affidata”, ha proseguito. “Sappiamo che il Dalai Lama non ha lasciato nulla di intentato. Se alla fine di questa settimana la maggioranza deciderà di proseguire con la linea politica della Via di Mezzo dovremo valutare come renderla più efficace, forse dovremo trovare delle alternative”.
meeting_dharamsala_3“L’approccio della Via di Mezzo è fallito, non ha prodotto alcun risultato, ha detto Karma Chopel, presidente del Parlamento tibetano (nella foto assieme alla vicepresidente Dolma Gyari).
“C’è un’atmosfera d’entusiasmo e tutti vogliono contribuire all’attività politica” – ha dichiarato ad AsiaNews Penpa Tsering, direttore del Tibetan Parliamentary and Policy Research Centre. “Qui partecipano 580 tibetani in esilio, dei quali il 15 – 20% è nato in Tibet”. “Tra i nati in Tibet alcuni vogliono un approccio realistico e cercano un dialogo con la Cina ma altri chiedono l’indipendenza”. “Il gruppo Tibetan Youth Congress vede nell’incontro un’ottima opportunità per cambiare la storia del Tibet, per lasciare l’approccio moderato e chiedere l’indipendenza”.
“Non possiamo vivere sotto la Cina”: queste le parole di Lobsang Phelgye, rappresentante della comunità tibetana in Nepal.
“Se la maggioranza proporrà una linea diversa dall’attuale saremo lieti di seguirla e se deciderà per l’indipendenza non potremo certo evitarlo”, ha commentato il primo ministro del governo tibetano Samdhong Rinpoche.
Intanto Pechino ha ribadito la sua intransigente posizione nei confronti dell’assemblea e dei suoi possibili risultati. In mattinata, nel corso di una conferenza stampa, il portavoce del Ministero degli Esteri, Qin Gang, ha così dichiarato: “Ogni tentativo di separare il Tibet dai territori cinesi sarà condannato”. “Il cosiddetto governo tibetano in esilio non è riconosciuto da nessun governo del mondo”.